Raffaele
Bartoli
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Edito nel 2005, sul periodico di informazione bancaria e di cultura locale di Emil Banca Credito Cooperativo. TORNO'A TRASASSO DOPO AVER GIRATO IL MONDO. SONO SUE ALCUNE COPERTINE DI "NOTIZIE EMILBANCA". PER ANNI HA LAVORATO A FIANCO DI BAMBINI E RAGAZZI DISABILI. Ricordando Raffaele BartoliQuadri, stampe, libri, pennelli, tempere, spatole, colori, sparsi in ogni dove.Questo era lo studio di Raffaele Bartoli, completato dall'indimenticabile poltrona da barbiere. Aveva cominciato con gli acquerelli, alla scuola di Carlo Caporale, per poi superare (senza abbandonarla) quell'esperienza e percorrere altre strade. Aveva eletto, come molti altri artisti, Monzuno come terra di residenza, forse ammaliato dai colori e dalla luce della mezza montagna. Luci e colori che hanno fatto da padrone nell'espressività di Bartoli, accanto a figure ricorrenti : pinocchi, treni, automobili, lune, finestre ora spalancate ora chiuse. Queste le parole di Sergio Tisselli, artista al quale Bartoli era legato da un'antica amicizia e da comuni lavori : A Monzuno, di notte, io i colori di Bartoli li ho visti... C'era quella luna quasi rossa proprio come l'ha fatta lui... oppure era bianca con aloni azzurri su cieli di un blu fondissimo, però quasi mai nero. Questi cieli coperti di stelle che fanno molta luce ma è una luce dura...un freddo cane. Contrasti che si ritrovavano anche nel suo carattere, a volte un pò spigoloso, forse perchè non temeva di esprimere i propri pensieri. Articolo di Daniele Ravaglia, Presidente Emilbanca. Scritto in occasione della mostra antologica postuma a Monzuno (Bologna), sul catalogo delle opere esposte, edito per l'occasione : Sala Biblioteca Comunale - 14/08/2009 - 31/08/2009 Sala Mostre Emilbanca - 20/08/2009 - 31/08/2009 Definire brevemente Raffaele Bartoli è impresa assai ardua : uomo ed artista dalle mille sfumature, personaggio a dir poco eclettico, estroso, dal carattere difficilissimo, forgiato da un'esistenza dura. Spesso collerico, iroso, a stento manteneva rapporti cordiali con i pochi che non lo osteggiavano apertamente, ma nell'incredibile vena creativa si stemperavano in un istante tutte le ombre. Ecco allora affiorare in punta di pennello un paesaggio dell'anima, la magia di una fiaba, il colore di un sogno, streghe, maghi, cavalli alati, burattini, lo stupore di una nevicata. Bartoli è stato davvero un grande artista, dotato di un afflato poetico straordinario ed un modo di dipingere all'acquerello che non mancava mai di rapirmi per l'intensità, la bellezza, la maestria, tanto da farmi desiderare spesso di circondarmi di quelle opere, che mi hanno comunicato sempre un che di positivo, nella loro lirica essenzialità. Bartoli aveva un cuore grande, e non si risparmiava in termini di dedizione quando qualcosa lo appassionava fortemente. Come l'insegnamento della sua arte ai ragazzi, impegno portato avanti con grande slancio e generosità, come un'irrinunciabile missione di vita, capace di illuminare anche gli aspetti più spigolosi di un'esistenza complicata. Mi ha colpito molto una sua frase, rivelatrice di un atteggiamento ostico nei confronti degli altri, che via via si andava stemperando in un senso di relazione con l'altro, che lo portò ad affermare : "Ho passato molto tempo ad odiare me stesso, il mondo e le persone, poi ho capito che siamo tutti sulla stessa barca ; adesso mi sento importante per il mondo, tutti lo siamo, come degli ingranaggi che si incastrano e girano, si va avanti insieme". Quando capiva di potersi fidare, egli diveniva capace di una positiva diponibilità ; spesso si sono create occasioni di collaborazione efficace, come quando gli domandai di realizzare il logo rappresentativo del Circolo "Amici degli altri" ed in breve tempo mi mostrò l'immagine lieve e sognante che tutt'ora identifica l'associazione in modo molto caratterizzato ed immediatamente riconoscibile. Tante altre sono state le iniziative culturali ed artistiche che lo hanno visto coinvolto, ed ogni volta lui le viveva come sfide con sè stesso, motivanti prima ancora che foriere di soddisfazioni personali. Bartoli non sempre è stato compreso ed apprezzato per il suo profondo valore artistico ed anche per questo oggi sono lieto di plaudire a questa meritevole e meritata iniziativa, che intende ricordarne l'imponente figura d'uomo e di pittore, un pittore vero, che rivive davanti ai nostri occhi attraverso i tanti lavori, i mille colori, la mano felice ed ispirata, la mente aperta su un universo interiore ricco di sfumature, in un pulviscolo incantato di stelle che ci rapisce e ci porta lontano, dove i sogni non muoiono mai. Articolo di Marco Mastacchi, Sindaco di Monzuno. Scritto in occasione della mostra antologica postuma a Monzuno (Bologna), sul catalogo delle opere esposte, edito per l'occasione : Sala Biblioteca Comunale - 14/08/2009 - 31/08/2009 Sala Mostre Emilbanca - 20/08/2009 - 31/08/2009 In questa nuova avventura che mi accingo ad intraprendere, avverto forte la responsabilità delle scelte che sarò chiamato ad effettuare nell'interesse di tutta la Comunità Monzunese ed è questa una buona occasione, per complimentarmi con chi, prima di me, ha immaginato e voluto questo importante evento. Desidero ringraziare, inoltre, tutti coloro che hanno cooperato alla realizzazione dell'iniziativa d'arte che, in questa estate monzunese, farà bella mostra di sè presso i locali della Biblioteca Comunale e presso la Sala Ivo Teglia, per gentile concessione di Emil Banca, da sempre vicina all'arte e pronta a sostenerne i frutti migliori e più veri. Tra questi, senza dubbio Raffaele Bartoli, artista di notevolissimo spessore, il quale ha contribuito a consolidare la fama di Monzuno come terra di grandi artisti, culla di talenti indiscussi ed entrati a buon diritto nella storia dell'arte contemporanea nazionale. Ricordo solo alcuni tra loro : Nino Bertocchi, Lea Colliva, Ilario Rossi, Mario Nanni, Giuseppe Gagliardi, Cesare Castagnoli, Walter Alvisi ed i più giovani Ivonne Paganelli, Marco Froner, nonchè il numeroso gruppo del Circolo Ilario Rossi. Grazie alla presenza imponente ed importante di artisti saldamente legati al nostro territorio, a Monzuno da sempre si respira un'atmosfera impregnata di umori creativi e di passione per l'arte vera, che costituisce la linfa vitale della socialità del nostro territorio. Numerose ed importanti iniziative hanno reso Monzuno "il paese degli artisti" e quella che andiamo oggi a presentare al pubblico, incentrata sulla figura geniale, visionaria, a tratti scomoda, di Raffaele Bartoli, non sarà da meno. Ancora una volta il paese rende omaggio ad uno dei suoi figli più ispirati. Articolo di Mario Nanni, artista e pittore. Scritto in occasione della mostra antologica postuma a Monzuno (Bologna), sul catalogo delle opere esposte, edito per l'occasione : Sala Biblioteca Comunale - 14/08/2009 - 31/08/2009 Sala Mostre Emilbanca - 20/08/2009 - 31/08/2009 Per Bartoli Ho conosciuto Raffaele Bartoli in occasione di una sua mostra realizzata a Monzuno, paese dell'Appennino bolognese tra i più interessati all'arte. Bartoli è un artista che racconta la realtà attraverso un'atmosfera sognata, poetica, tramite un racconto non analitico ma riconoscibile nel soggetto, nelle forme e nel colore. L'immaginazione, che identificò con il fare, con il racconto, segue negli artisti e nelle varie epoche storiche dei processi più o meno veloci. A grandi linee si può dire che tutta l'arte, fino quasi alle soglie del '900, ha processi lenti, cadenzati, basti pensare per esempio all'arte classica. Le cose cambiano con gli impressionisti, i quali avvertono il bisogno, l'urgenza, di abbandonare la pittura 'nera', di uscire dagli studi e immergersi nella natura, nella luce ed è proprio da questo nuovo modo di porsi, di raccontare, di fermare l'attimo fuggente che nasce una nuova tecnica rapida e mutevole. Ritengo che in Bartoli permanga un ritmo lento, più meditativo, che segue scansioni estranee alla impazzita frenesia postmoderna e impulsi profondi. A mio avviso egli appartiene al gruppo di quegli artisti che hanno sentito il bisogno, dopo gli anni '60 del '900, di recuperare la figurazione, il racconto, la godibilità della pittura, elementi che hanno però precise radici nella realtà dell'infanzia, del sogno, della poesia del vivere :caratteri distintivi di questo pittore che gli hanno anche permesso di svolgere un importante e significativo ruolo nel Centro di terapia integrata per l'infanzia "La Lucciola". Purtroppo la prematura scomparsa ha impedito a questo artista molto dotato di potere ulteriormente svolgere e precisare il suo linguaggio espressivo e la sua personale poetica, che gli avrebbero certamente permesso di raggiungere ulteriori notevoli risultati nell'ambito dell'arte del nostro tempo. Articolo di Sergio Tisselli, artista, disegnatore di fumetti. Scritto in occasione della mostra antologica postuma a Monzuno (Bologna), sul catalogo delle opere esposte, edito per l'occasione : Sala Biblioteca Comunale - 14/08/2009 - 31/08/2009 Sala Mostre Emilbanca - 20/08/2009 - 31/08/2009 Premessa Lo scritto che segue non si propone certo come pezzo di critica d'arte, non è il mio mestiere e, ovvio, non ne sarei all'altezza. Si tratta invece di una testimonianza, la testimonianza di chi, come me, è stato legato a Bartoli da una profonda amicizia e ha visto cambiare e crescere il suo lavoro. Un lavoro dalla mole imponente perchè Bartoli dipingeva sempre, con e su tutti i materiali : questo spiega anche, in parte, le notevoli differenze tecniche dei suoi quadri. Sottolineo che si tratta di differenze molto spesso formali, perchè la potente personalità dell'artista è perfettamente riconoscibile sia che si tratti dei primi acquerelli, sia che si tratti degli ultimi grandi quadri ad acrilico. Lo spirito della sua ricerca non si è mai placato ; Raffaele non è artista nè monocromatico, nè monotematico (come mi pare accada troppo spesso a molti artisti contemporanei) : ecco perchè si è di fronte ad una grande quantità di temi e di modi diversi (spesso coraggiosissimi) di affrontare la tela bianca. Tutto comincia con gli acquerelli nei quali, seguendo la lezione del maestro Carlo Caporale, Bartoli dimostra subito un'abilità tecnica superba. Dagli angoli di una Bologna sconosciuta alle panoramiche appenniniche, temi molto canonici, come i dettagli delle castagne che, mi ricordo, son dipinte talmente bene che par di toccarle per la capacità rara di rendere i volumi e i piani. Nonostante consideri prezioso questo periodo, sento qua e là qualcosa di accademico certamente dovuto, come detto, alla classicità dei temi trattati con tutti i canoni dell'acquerello tradizionale. Manca ancora quello che sarà, per me, uno dei temi centrali dei lavori futuri : la natura, dipinta in tutta la sua maestosa bellezza, ma anche nei suoi aspetti più duri e dolorosi ; ed ecco allora le notti stellate, ma rigide, la neve, il freddo, il mare in tempesta, ma anche le situazioni più buie hanno sempre, da qualche parte, una luce calda che suggerisce un'idea di ottimistica salvezza. A volte il cielo è stellato, il mare è calmo, le luci pure ; altre volte il mare è agitato, il cielo promette tempesta, ma le case appaiono solide sul'ignoto e, soprattutto, caldamente illuminate all'interno, perchè, come ho detto, Bartoli è ottimista ... per natura. Qui si rivela la capacità di Raffaele di sintetizzare temi che, comunque, erano già suoi ... La capacità, cioè, di tornare all'infanzia anche se sei adulto, di togliere dal disegno tutto ciò che è in più e lasciare solo le cose essenziali e purissime ; come diceva Magnus "è più diffile togliere che mettere". In questo mondo onirico i colori sono puliti e fortemente definiti, le forme tondeggianti e morbide, mi ricorda il primo Disney ; cose che donano al tutto un'idea di squillante allegria. In seguito Bartoli ha cominciato a dipingere tele molto grandi con risultati affascinanti. Spesso i temi sono quelli che gli sono cari : i suoi appennini, le sue notti lunari o nevose, aeroplanini e trenini, palesemente giocattoli di legno, che corrono su ferrovie sospese sullo scenario dell'universo. E' in questo periodo che inizia il lungo percorso di Pinocchio-Bartoli. Ho sempre pensato che Pinocchio fosse una delle cose più belle mai scritte, ma anche una delle più difficili da rappresentare per immagini sia nel cinema che nell'illustrazione. Nell'illustrazione ci sono i grandi toscani splendidamente descrittivi, coltissimi, profondamente radicati e quindi capaci di calarci nelle atmosfere collodiane. Quando le interpretazioni di Pinocchio si fanno più "simboliche" i risultati, a mio avviso, sono sempre più scadenti. Il Pinocchio di Bartoli è tutt'altra cosa. Si annuncia subito come burattino metafisico che con Collodi ha in comune solo il fatto di essere una creatura di legno spesso bugiarda. Va detto poi che anche se questo Pinocchio non cita mai Collodi, non è una creatura inerte... Raffaele gli fa fare di tutto : il suo burattino scrive, si innamora, suona il piano, la fender, pedala su uno spartito in un notturno nevoso, si masturba, si specchia... insomma è proprio Bartoli questo Pinocchio. Nello stesso periodo dipinge una serie di altre tele che io definisco "esplosive", nel senso che sembra che ti esplodano sotto gli occhi in una miriade (apparentemente scomposta) di colori, geometrie e simboli. Mi pare di leggere in questi lavori un'influenza del futurismo, ma talmente "digerito" che poi ritorna Bartoli. Tutto si scompone, si frantuma ... eppure Don Chisciotte è ancora lì, sotto la luna, lancia in pugno : di fronte i mulini a vento. La potenza dei lavori di Bartoli è evidente anche dai ritratti che sà fare con fantasiosa maestria, eseguiti con tecniche varie ; essi colgono non solo le somiglianze fisiche, ma le rispondenze interiori dei personaggi rappresentati. Ne ha fatti moltissimi alla sua famiglia, a me, ai ragazzi della Lucciola, ai nostri amici e chissà quanti altri ancora. Penso anche ad una notevole serie di disegni e dipinti dal titolo : "la banda dei Marchi" nei quali ha ritratto gran parte della sua comunità con risultati notevoli e spesso esilaranti. Anche qui c'è il bisogno di vederli dentro, di coglierne gli aspetti intimi, anche quelli buffi, caratteristici dipinti in modo ironico, sarcastico, mai maligno. Così capita che la guardia forestale in divisa franchista abbia le zanne da cinghiale e che il sindaco, con la fascia tricolore, sia senza bocca e/o gli occhi ... proprio come Pinocchio. Articolo scritto su : il Domani, giovedì 31 ottobre 2002Al regista toscano "laureato a Bologna" ha regalato un quadro raffigurante il personaggio di Collodi con due nasi.L'OMAGGIO A PINOCCHIO-BENIGNI DI UN GEPPETTO DELL'APPENNINOL'artista Raffaele Bartoli ha scelto il burattino come soggetto dele sue opere.di Irene Bisi.E' il momento di Pinocchio. Il burattino di legno reso vivo dall'interpretazione di Roberto Benigni, imperversa al cinema e fa da traino a nuove riedizioni del romanzo di Carlo Collodi uscito dagli scaffali per conquistare la ribalta delle librerie per ragazzi insieme a magliette e gadget. In mezzo a tanti Pinocchi uno in particolare "rischia" di conquistare il pubblico più di altri. E' il Pinocchio di Raffaele Bartoli, artista genuino dell'Appennino bolognese che da anni ha fatto del burattino di legno la propria cifra stilistica. "La sua - racconta Bartoli - è stata una nascita casuale. Prima facevo acquerelli, ero uno dei più bravi al mondo - assicura - ma la sfida tecnica non mi soddisfaceva più." Così, dai primi scarabocchi casuali, macchie rosse su tele o pareti, nel giro di un paio d'anni sono nati prima il naso, poi il viso, il cappello di mollica, le gambe e le braccia del burattino senza fili di nome Pinocchio, "quello che ha preso forma una notte sul muro di casa mia." Da quella notte di circa otto anni fa, forse in omaggio alla luna propizia cha ha dato la luce al burattino, il sole scompare dai dipinti di Bartoli, lasciando spazio a paesaggi notturni. Anarchico, libertario, pacifista e un po' snob, quarantotto anni con orecchino e tatuaggi, Bartoli, che tutt'ora lavora nella sede monzunese di Rifondazione Comunista, ha riempito i venti metri di parete del suo studio(in Piazza 24 maggio, 1 a Monzuno) con tutto il "mondo del suo Pinocchio", un mondo diverso da quello che racconta Collodi e in cui non appaiono mai Geppetto, il gatto e la volpe, fatine, Mangiafuoco, nè i Carabinieri, ma piuttosto fatto di paesaggi lunari, di case con le finestre illuminate (il tema preferito di Bartoli, di trenini coloratissimi e aerei, alberi verde brillante e Pinocchi in tutte le salse. "Non c'è la fiaba - spiega l'artista - perchè il Pinocchio è semplicemente il bambino che è in tutti noi", una creatura "i cui difetti nei quadri diventano pregi", che a volte Bartoli fa rinascere con nostalgia, seguendo ispirazioni autobiografiche oppure attingendo alle tematiche suggerite dai bambini disabili del centro "La Lucciola" di Monzuno con cui Bartoli ha realizzato un progetto pittorico e di servizio che, con parole e dipinti, racconta la vita del centro. Legato a doppio filo con Pinocchio, Bartoli, che ama il testo di Collodi "perchè rivoluzionario e magico", ma che soprattutto "è estimatore dell'autore", non ha mancato l'appuntamento bolognese con il burattino-Benigni, in città qualche tempo fa per ritirare la laurea honoris causa in Lettere proposta dalla professoressa Biagi. Allertato dalle galleriste bolognesi della Castiglione (Via Castiglione 35, di fronte all'aula Magna), che da anni lo "coccolano" e promuovono il suo lavoro, nonostante la folla, la protesta dei fotografi e Benigni che non arriva all'entrata principale, ugualmente Bartoli è riuscito a far arrivare all'attore e regista una lettera corredata da immagini dei suoi quadri, con le congratulazioni per la laurea e la promessa di riservargli un omaggio in tema pinocchiesco. Il premio Oscar non ha potuto visitare la galleria di via Castiglione in quel momento caotico, ma qualche giorno dopo ha chiamato per far sapere al pittore monzunese il proprio apprezzamento per le opere, e il desiderio di acquistare uno dei quadri, scelto tra le immagini fotografiche. A Benigni la sorpresa di riceverlo in omaggio e a Bartoli il piacere che fosse stato scelto proprio il quadro che lui stesso avrebbe voluto destinare all'attore. Romeo, questo il titolo dell'opera dalla struttura botticelliana ricevuta dal giullare toscano, è come sempre un Pinocchio, allegro, divertito, "simbolo italiano dell'amore", con due nasi, uno "virile" in mezzo alle gambe, che si va ad intrecciare con il naso che parte dal viso. Indeciso se "sfruttare commercialmente la sua creatura" come gli ha consigliato il regista, Bartoli, che non ama le mode, tornerà in via Castiglione per esporre a dicembre i notturni popolati di quei Pinocchi che come assicura l'autore "piacciono soprattuttoalle donne che grazie a questo umano di legno fanno pace con il genere maschile". Qui i suoi quadri potranno anche essere acquistati a un prezzo "equo e popolare come quello che farebbe un artigiano", dettato dalla voglia di restare libero ("a diventare ricchi - sostiene Bartoli - ci si ammala ) e dal desiderio che la propria denuncia " non finisca in casa degli stronzi. |
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